Pizzoferrato

Medaglia di Bronzo al Valore Militare

Pizzoferrato, tranquillo paese alle pendici di un imponente sperone di roccia, diventa, dopo l’armistizio dell’8 settembre, rifugio di molte persone, fra cui personaggi di rilievo dell’esercito e dell’amministrazione pubblica, che credono di trovare un ambiente meno pericoloso rispetto ai grandi centri urbani. Fra costoro risulta anche Valentino D’Aloisio, originario di Pizzoferrato ma residente a Castel di Sangro, che torna al paese natio con la famiglia dopo un pericoloso viaggio a bordo di un treno della Sangritana che viene colpito dall’aviazione alleata mentre trasporta sfollati provenienti da varie zone d’Abruzzo. Ci saranno 9 morti e circa 30 feriti, ma la famiglia di D’Aloisio riuscirà a mettersi in salvo.

Quando giungono a Pizzoferrato però scoprono che anche i militari tedeschi vi si sono insediati e a lungo vi rimarranno perché questo paese si rivela perfetto per controllare la valle del Sangro ma anche per un’improvvisa ritirata verso le zone montane, più forti cate e meglio presidiate, poiché facilmente collegabile con i paesi dell’interno (Gamberale, Palena fino a Sulmona).

Per un odioso copione che si ripete in tutti i paesi occupati, anche a Pizzoferrato le truppe tedesche iniziano subito le vessazioni contro la popolazione razziando, usando violenze e crudeltà gratuite soprattutto verso i più deboli. Alcuni iniziano ad allontanarsi dal centro urbano, trovando riparo in casolari e nella boscaglia attorno al paese, finché non giunge l’ordine di sfollamento il giorno 8 novembre e allora sarà l’intera popolazione a dover lasciare la propria casa, portando con sé i pochi oggetti, vestiti e cibo che si riescono a racimolare in poche ore. I tedeschi indicano Sulmona come meta per gli sfollati ma tutti si dirigono invece verso i boschi limitrofi e lì trovano rifugi improvvisati: sfruttano i casolari, i pagliai, qualche capanna e le molte grotte naturali che sono nei dintorni. Alcune sono le stesse usate in passato da banditi e da altri fuorilegge. Di notte spesso tornano in paese, per cercare di salvare qualche altro oggetto dalla propria casa ma soprattutto per cercare qualche provvista nascosta nelle abitazioni.

In quei boschi i pizzoferratesi vivranno per diversi mesi e lì cercheranno di sopravvivere al freddo, alla fame e agli attacchi delle milizie tedesche.

Negli stessi luoghi però si inizia ad organizzare una forma di resistenza all’occupante. Valentino D’Aloisio è un maggiore che ha prestato servizio nella Prima Guerra Mondiale ed è quindi esperto di tattiche militari e sa come si organizzano e addestrano gli uomini a sabotare e combattere. Naturalmente attorno a lui convergono gli uomini e le donne che cercano prima di tutto un sistema per difendersi dai tedeschi e che poi si organizza- no per compiere azioni di disturbo o sabotaggio. Nasce un “Corpo di Volontari Civili” che informa gli Alleati dei movimenti tedeschi, delle dotazioni militari di cui dispongono, degli avvicendamenti delle truppe. Dopo una rappresaglia tedesca per un sabotaggio subito, il comando alleato viene sollecitato affinché si intervenga attivamente per liberare Pizzo- ferrato. È la ne di gennaio del 1944 e il Maggiore Wigram, insieme ai suoi uomini e ai volontari della Brigata Majella, raccoglierà la richiesta e inizierà ad elaborare un piano per prendere Pizzoferrato.

L’attacco viene deciso per il 3 febbraio 1944. La battaglia di Pizzoferrato inizia all’alba, quando un gruppo di circa 80 uomini fra militari inglesi e volontari majellini arrivano in paese, guidati da alcuni volontari di Pizzoferrato, e si dividono in 3 gruppi per attaccare altrettanti obiettivi. Il più importante di questi è Villa Casati, un palazzo signorile situato sulla roccia che domina Pizzoferrato e che dall’autunno ospita il comando tedesco di stanza in paese. Nei pressi della villa si trova anche una chiesetta dedicata alla Madonna del Girone alla quale i pizzoferratesi sono molto devoti.

Il comando tedesco sembra essere poco presidiato e alle ore 4.00 del 3 febbraio l’azione inizia: gli inglesi riescono a penetrare nel giardino della villa e il Maggiore Wigram intima ai tedeschi di arrendersi. Costoro all’inizio sembrano volersi consegnare quando, all’improvviso, aprono il fuoco su inglesi e majellini causando diversi feriti e uccidendo alcuni uomini, fra cui il Maggiore Wigram. Dopo un primo sbandamento, si ripete l’attacco a Villa Casati ma anche il secondo tentativo finisce nel sangue. Nel frattempo, anche gli altri gruppi italo-inglesi dislocati in paese convergono verso il luogo della battaglia.

Anche i tedeschi si sono riorganizzati e, con l’ausilio di rinforzi provenienti da altri paesi limitro , hanno contrattaccato in diversi punti del paese. Ormai è scontro aperto in tutto il centro urbano.

Gli Alleati aspettano i rinforzi di un gruppo di paracadutisti della Folgore ma costoro non arrivano, ritardati dalla neve copiosa. Sfiduciati, decidono quindi di rifugiarsi dentro la vicina chiesetta della Madonna del Girone ma anche qui i tedeschi sono implacabili e penetrano nel luogo sacro a colpi di bombe a mano, mitragliando ciò che incontrano. Alcuni uomini sono uccisi, altri sono fatti prigionieri e portati al comando di Palena dove vengono interrogati. I patrioti majellini catturati (altri sono riusciti a scappare calandosi lungo la fiancata del roccione, prima che la chiesetta venisse assaltata dai tedeschi) rischiano la fucilazione. Si salvano grazie alle assicurazioni dell’interprete italiano degli inglesi, che definisce gli abruzzesi “non combattenti ma semplici guide”. Il bilancio finale è di 12 morti, 7 feriti e 22 prigionieri; la maggior parte dei caduti sono volontari della Brigata Majella.

Nonostante la vittoria conseguita, le truppe tedesche, il giorno successivo, abbandonano Pizzoferrato temendo forse un nuovo e più imponente attacco da parte degli Alleati. Il 4 febbraio 1944 il paese è “terra di nessuno” perché i tedeschi sono andati via ma gli inglesi non arrivano ancora. Dal giorno successivo gli abitanti iniziano lentamente a tornare in paese bonificandolo da mine, macerie e sporcizia. Si organizza anche un gruppo di partigiani, la “Banda di Pizzoferrato”, che cerca di armarsi progressivamente sempre meglio e di difendere un comune che rimane per settimane in balia degli assalti dei tedeschi, che ancora saldamente occupano i paesi limitrofi.

Le richieste di supporto militare al comando alleato sono molte e solo il 21 marzo un gruppo di soldati polacchi entrerà finalmente a Pizzoferrato e si affiancherà ai patrioti locali nel tentativo di far indietreggiare il nemico. Il paese sarà in ne occupato dagli Alleati il 29 aprile e vi rimarranno no al 9 giugno, quando il fronte si sposterà verso nord. La “Banda di Pizzoferrato” si scioglierà il 12 luglio, quando verrà loro chiesto di riconsegnare le armi. Fu poi riconosciuta come “Battaglione Partigiano”.

Pizzoferrato riceverà la Medaglia di Bronzo al Valor Militare per “il coraggio dei suoi cittadini, uomini e donne”. Il Maggiore Lionel Wigram, morto il 3 febbraio durante l’assalto a Villa Casati, fu successivamente sepolto, e tuttora riposa nel Cimitero Militare Canadese di Ortona (Moro River Canadian War Cemetery).

La Chiesa della “Madonna del Girone” reca ancora i segni delle pallottole sparate dai tedeschi più di 70 anni fa.

  • Santa Maria del Girone

Sulla rupe che sovrasta l’abitato di Pizzoferrato, sorge la Chiesa di Santa Maria del Girone. Sull’absi- de sono ancora evidenti le tracce della violenza subita durante la battaglia per la liberazione del paese.

  • Lapidi commemorative

Una lapide commemorativa per i caduti civili è posta in piazza San Rocco. Un’altra si trova nel pianoro sulla rupe, a memoria del luogo attorno a Villa Casati, teatro dello spietato conflitto.

Il comune di Pizzoferrato, nel 2016, ha istituito il Comitato Progetti internazionali che sta programmando e coordinando le diverse iniziative e attività nell’ambito del progetto di realizzazione di un monumento alla “Wigforce”.

  • Chiesa di San Rocco
  • Belvedere
  • San Domenico in Silvis Valle del Sole

Comune di Pizzoferrato, Piazza San Rocco, 1

Tel. 0872.946114

http://pizzoferrato.gov.it/

 

 

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