Scontrone

Il pittoresco paesino di Scontrone sorge su uno sperone del Monte Tre Confini, alla sbocco della gole del fiume Sangro e insieme ad altri piccoli centri d’Abruzzo fu scelto da molte famiglie provenienti da Roma e Napoli come luogo sicuro in cui ripararsi quando nel 1943 la guerra stringeva le città italiane in una morsa di bombardamenti e incertezza.

Vi era infatti una diffusa convinzione che in questi piccoli paesi dell’Appennino ci si potesse considerare protetti, tant’è che anche quando dopo l’8 Settembre arrivarono le truppe tedesche, prima pochi uomini poi sempre di più, la popolazione era ancora convinta che i soldati fossero di passaggio.

Ma le truppe tedesche erano venute per restare e qui stavano organizzando la loro difesa ad oltranza. In poco tempo la gente cominciò a temere di perdere tutto, e si precipitò nel tentativo di mettere a riparo quello che poteva essere nascosto: i sottotetti si riempirono dei prodotti del raccolto, gli animali vennero portati in montagna e in alcuni casi uccisi e sotterrati per poter essere recuperati più avanti. Coperte, materassi e beni primari vennero seppelliti o murati. I tedeschi, dal canto loro, requisivano tutto: animali, provviste, suppellettili, le case stesse e rastrellavano uomini da adibire al lavoro coatto e alla costruzione delle fortificazioni dando così avvio a una difficile convivenza.

La notte dell’8 ottobre il piccolo borgo di Scontrone venne colto di sorpresa da un bombardamento alleato, probabilmente inglese. Da una ricostruzione confermata da numerose testimonianze, il cielo venne illuminato a giorno da razzi luminosi attaccati a paracadute: pochi compresero quello che stava per accadere, quasi tutti furono colti di sorpresa. Le bombe colpirono le abitazioni e la gente terrorizzata uscì dalle case e si trovò ad attraversare un paese ormai irriconoscibile, pieno di fumo, fuoco e detriti. Fu così che una lunga colonna di profughi cominciò a scalare la montagna lasciandosi tut- to alle spalle: si rifugiarono in montagna tra grotte e piccole capanne di fortuna. Solo a distanza di giorni fu possibile fare la conta dei morti e dare loro una degna sepoltura. Il bilancio fu alto per il piccolo borgo, tra le vittime ci furono dieci bambini di età compresa tra i 14 anni e i pochi mesi di vita. In alcuni casi vennero spazzate via famiglie intere.

Tra queste c’era quella degli Zagari che, fuggiti da Napoli verso l’Abruzzo in cerca di un posto sicuro, erano giunti a Scontrone proprio nei primi giorni di ottobre. Bianca Levi Zagari racconterà, qualche anno dopo, quello che avvenne quella terribile notte e nei giorni seguenti nel libro “Un inverno in Abruzzo”.

Per tutto il mese di ottobre i civili restarono in montagna dove trovarono alloggio anche le truppe tedesche e dove in molti entrarono in contatto con soldati alleati che, venendo da nord, cercavano di ricongiungersi alle truppe oltre la linea.

Il 26 ottobre 1943 il comando tedesco emanò un ordine di sfollamento della popolazione civile: “Gli abitanti dei Comuni di Alfedena, Scontrone, Masseria Scontrone e Barrea, e specialmente quelli che si sono trasferiti in montagna, debbono entro le ore 24 del giorno corrente, evacuare i rispettivi paesi”. Il 28 ottobre la popolazione di Scontrone venne concentrata presso il ponte della ferrovia, caricata su camion tedeschi e trasferita ad Avezzano dove attese, tra stenti e bombardamenti, la ritirata dell’esercito tedesco e la possibilità di tornare a casa.

Diversa sorte ebbe gran parte della popolazione di Villa Scontrone poiché molti abitanti, a rischio della propria vita, decisero di attraversare il fiume e quindi la linea di fronte, raggiungendo gli Alleati stanziati a Rionero Sannitico. Alcuni attesero qui la ne della guerra, altri furono sfollati ed accolti nella zona di Matera. Non tutti abbandonarono subito i rifugi di montagna, a novembre ancora qualche civile restava sul territorio e da qui fu testimone della distruzione del centro abitato di Villa Scontrone che venne dato alle fiamme. I tedeschi tennero la loro posizione no a giugno del ‘44.

Nel corso di questi mesi si susseguirono piccoli scontri, cannoneggiamenti e continui pattugliamenti nei quali incapparono anche quei civili che si avventuravano sul territorio per recuperare qualcosa dalle case abbandonate. A giugno la popolazione poté finalmente tornare a casa a piedi o con mezzi di fortuna ma qui trovò solo case distrutte, linee ferroviarie inutilizzabili e un territorio completamente minato che sarebbe stato ancora causa di morte. Eppure per il paese e la comunità iniziava lentamente un nuovo percorso verso una nuova pagina di storia.

  • Monumento ai Caduti

In piazza San Rocco, a memoria dei caduti delle due guerre mondiali su un basamento di marmo, si staglia una figura bronzea di soldato. Tra i nomi, sia quelli dei militari dispersi tra il 1940 ed il 1945 sia le vittime civili della Battaglia del Sangro. In quegli anni, l’area intorno al monumento, diventò un cimitero provvisorio degli inglesi.

Comune di Scontrone, Piazza Sangro

Tel. 0864.87149

www.comune.scontrone.aq.it

 

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