Rivisondoli

Rivisondoli appartiene a quel nucleo di paesi che venne a trovarsi in quella zona fra il fronte e le retrovie tedesche chiamata “fascia di sicurezza” e che da questa condizione subì atroci conseguenze. Le prime guarnigioni tedesche arrivarono a Rivisondoli all’inizio dell’autunno 1943 e l’occupazione fu come sempre contraddistinta dalla requisizione di bestiame per il sostentamento dei soldati. Quando le requisizioni di animali divennero più intense, gli uomini si spostarono sulle montagne portando anche il bestiame. A questa esigenza di salvaguardare i propri beni, si affiancava la necessità di proteggere la propria vita e sfuggire ai rastrellamenti per il reclutamento di manodopera. La linea Gustav in queste zone impegnava un gran numero di uomini. Casematte, trincee, fortificazioni divennero un tratto distintivo del paesaggio e tutt’ora nell’area di Rivisondoli è possibile trovare tracce di quell’imponente opera militare. Fino a ne ottobre solo le donne, anziani e bambini rimasero in paese ma con l’ordinanza di evacuazione del 29 ottobre furono dati due giorni di tempo per organizzarsi e prendere il necessario prima che lo sfollamento divenisse esecutivo.

Il 31 ottobre tutti gli abitanti abbandonarono Rivisondoli: alcuni oltrepassarono il Sangro e si diressero nei campi profughi in Puglia; altri seguirono le indicazioni dei tedeschi e con i loro camion si recarono a Sulmona; altri in ne si recarono sulle montagne per ricongiunger- si con i loro familiari che vi si erano già rifugiati in precedenza. Il 1° novembre 1943, dalle montagne in cui erano nascosti, gli abitanti di Rivisondoli assistettero impotenti al bombardamento notturno alleato che interessava principalmente la stazione di Roccaraso, ma anche le strade e l’area circostante. La vita dei rifugiati in montagna divenne presto difficile per i precari ripari che si potevano costruire, per la fame e per il freddo. L’improvviso arrivo dei militari tedeschi anche su quelle alture, la requisizione del bestiame superstite e la prima neve di novembre, spinsero costoro a spostarsi in ne dal Monte Pratello a Scanno, dove stettero al sicuro no a giugno del 1944. Per mesi il fronte si fermò in queste zone perché la neve, le mine e le postazioni di artiglieria tedesche non permisero agli Alleati di avanzare.

Anche a Rivisondoli si dovette attendere lo spostamento del fronte per poter rientrare nell’abitato. Gli sfollati tornando trovarono parte del paese bombardato. La popolazione non si arrese alla distruzione e iniziò a rimuovere le macerie e sminare il territorio. Le mine erano ovunque e causarono molti morti, in particolare fra coloro che si avventurarono nei campi per raccogliere il grano seminato l’autunno precedente, quando i tedeschi erano lontani e lo era anche la guerra. La guerra però era finita e coloro che si salvarono si imposero di ricominciare a vivere e ricostruirono il loro con amore e passione.

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